venerdì 6 maggio 2011

CHI ERA Osāma bin Lāden

 

 

 

Osama bin Muhammad bin ʿAwaḍ bin Lāden, più noto come Osāma bin Lāden o Bin Lāden (in arabo: أسامة بن محمد بن عوض بن لادن, Usāma b. Muhammad b. Awāḍ b. Lādin; Riyad, 10 marzo 1957Abbottabad, 2 maggio 2011), è stato un militante terrorista fondamentalista islamico sunnita, a capo di al-Qāʿida, la più nota organizzazione terroristica internazionale.

Biografia

Ricercato dal FBI e da diversi governi[1] per essere stato il principale ideatore e mandante degli attentati dell'11 settembre 2001 alle Twin Towers di New York e al Pentagono di Arlington (Virginia),[2][3] dei quali egli stesso, dopo un iniziale diniego, si è attribuito la responsabilità[4][5][6][7], è stato ucciso con un'operazione militare statunitense dopo anni di latitanza. Una corte di giustizia spagnola lo ha accusato assieme ad altre 34 persone degli atti di terrorismo compiuti l'11 marzo 2004 a Madrid.[8]
Figurava al primo posto nella lista dei ricercati dall'FBI[9], ma non per i fatti dell'11 settembre, poiché per tali atti terroristici a occuparsene è direttamente il Dipartimento di Stato statunitense, il quale ha messo su bin Laden una taglia di 25 milioni di dollari [10], poi raddoppiata a 50 milioni di dollari nel 2007[11]. Con al-Qāʿida avrebbe finanziato nel 1997 l'uccisione di un gruppo di turisti a Luxor, in Egitto.[12] Nel settembre 2006, dopo che alcuni giornali francesi hanno diffuso la notizia della sua morte per febbre tifoide (poi smentita), fu ipotizzato un cattivo stato di salute di Bin Lāden, che avrebbe perdurato per alcuni anni.
Il 2 novembre 2007 in una intervista televisiva alla televisione Al Jazeera, la statista pakistana Benazir Bhutto disse che Osāma bin Lāden era stato ucciso da Ahmad Omar Sa'id Shaykh, noto ufficiale del servizio segreto militare pakistano dell'ISI (Inter-Services Intelligence). La BBC ritenne che si fosse trattato di un errore nel riportare notizie non certe. [13]

Origini e adolescenza

Nato da Muhammad bin Awād bin Lāden (1908-1967)[14] e dalla siriana Hamida al-Attas, sua decima moglie, Osāma bin Lāden è stato il diciassettesimo di cinquantadue fratelli e fratellastri.[15] Suo padre era un self made man originario dello Yemen del Sud, attivo nel settore delle costruzioni e in stretti rapporti con la famiglia reale saudita.
I genitori di Osāma divorziarono poco dopo la sua nascita. Osama visse con la madre e il suo nuovo marito Muhammad al-Attas. Con al-Attas la madre ebbe altri tre figli e una figlia[14].
Cresciuto nell'insegnamento della cultura e della religione musulmana fedele alla Sharīʿa (Allāh è spesso invocato da Osāma nelle sue interviste), Osama fa riferimento alla corrente dell'Islam wahhabita[16], dal nome dal suo fondatore Muhammad b. ʿAbd al-Wahhāb, che predica un ritorno alla religione delle origini con la cancellazione di tutte le innovazioni apportate dallo svolgersi del tempo.
Ancora adolescente viene mandato a studiare nell'Università "Re ʿAbd al-ʿAzīz" di Gedda e si laurea in Economia in vista di un suo inserimento professionale nell'azienda paterna (il Saudi Binladin Group), specializzata nell'edilizia e nell'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali. A diciassette anni sposa una ragazza siriana, la prima delle sue quattro mogli. Nel 1979 consegue anche un diploma in ingegneria civile, nella stessa Università di Jedda. Nel 1971, quando aveva quattordici anni, visita insieme a due fratelli la Oxford University. Il periodo trascorso in Gran Bretagna del giovane Osāma è documentato da alcune istantanee pubblicate dopo i fatti dell'11 settembre dalla stampa occidentale.

Guerrigliero in Afghanistan

Nel 1979, ventiduenne, Bin Lāden si avvicinò alla causa dei Mujahidin impegnati nella guerriglia islamista avversa al governo filo-sovietico dell'Afghanistan, organizzando alcuni anni dopo (1984) un nuovo fronte, chiamato Maktab al-Khidamat (MAK), con il compito di convogliare denaro, armi e combattenti per la guerra afgana.
Il MAK di bin Laden non ricevette[17] finanziamenti dalla CIA che – secondo lo stesso Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski – in quel tempo intervenne direttamente ed indirettamente (attraverso i Servizi Segreti pakistani) nel finanziamento, nella fornitura di armi (inclusi i missili contraerei spalleggiabili Stinger), nella preparazione e nell'assistenza logistica ai guerriglieri afgani.

Nascita di al-Qāʿida

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce al-Qa'ida.
La nascita dell'organizzazione terroristica di al-Qāʿida, in principio una formazione preparata per la guerriglia, risale attorno al 1988. Quando Osāma lasciò il MAK, molti dei suoi militanti confluirono nella nuova organizzazione. Osannato come eroe in Arabia Saudita, Bin Lāden non si mostrò tenero verso la sua patria, lamentando in occasione della Guerra del Golfo del 1991 un'eccessiva dipendenza militare del suo paese nei confronti degli Stati Uniti. Seguì una incrinatura dei rapporti, ed una rottura definitiva, con la monarchia araba. Nello stesso 1991 decise di fissare in Sudan la propria base operativa ad al-Khartum, in via Mc Nimr. Tre anni dopo, ammettendo il suo coinvolgimento in attentati compiuti a Riyad e Zahran, perderà la cittadinanza saudita.
Si sospetta che, con l'aiuto di organizzazioni ufficialmente presunte alla carità verso i musulmani (una delle quali fondata dallo stesso cognato Muhammed Jamāl Khalīfa),[18] espanse successivamente il proprio raggio di attività inviando esponenti della propria organizzazione nel sud est asiatico ed in Africa, Europa e Stati Uniti con lo scopo di reclutare nuovi affiliati per al-Qāʿida e radicare il fondamentalismo islamico.
Nel 1996 il Sudan espulse Bin Laden, che fu costretto ad un ritorno in Afghanistan, accolto con simpatia dai capi del governo talebano che in quell'anno avevano assunto il controllo del paese.
Nel 1999 la CIA si occupò di addestrare ed equipaggiare segretamente un commando di circa 60 uomini dei servizi segreti pakistani con l'obiettivo di farli entrare in Afghanistan per catturare o uccidere Osama bin Laden.[19]
Il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, nel nord-est del Pakistan avviene l'arresto di Khālid Sheikh Mohammed, uomo chiave dell'organizzazione terroristica al-Qāʿida e ritenuto la mente degli attentati dell'11 settembre 2001.

Guerra santa

Il primo attacco di Bin Lāden contro gli Stati Uniti avvenne contro un gruppo di soldati alloggiati in un albergo nello Yemen: i militari erano però partiti due giorni prima per la Somalia. Nel bombardamento dell'hotel morirono due turisti austriaci.[20]
Secondo alcune fonti Osāma avrebbe anche ideato e diretto l'attentato al World Trade Center nel 1993[21] e pianificato, con la complicità del terrorismo indonesiano, il Progetto Bojinka,[22] sventato a Manila il 6 gennaio 1995.
Il 23 febbraio 1998, Osāma fu uno dei cinque firmatari (fra cui l'emiro Ayman al-Zawāhirī, fondatore della Jihad islamica egiziana) di una fatwa (editto o proclama religioso) diretta a nome del Fronte islamico mondiale contro "ebrei e crociati". In essa si sosteneva testualmente che «uccidere gli americani ed i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni paese ove sia possibile, per giungere alla liberazione della moschea al Aqsā di Gerusalemme e della Sacra Moschea della Mecca (che circonda la Kaʿba) e scacciare le loro armate dalle terre dell'Islam». Tutto ciò – proseguiva la fatwa – «secondo le parole dell'onnipotente Allāh: combattete i pagani tutti insieme come essi combattono voi tutti insieme, combatteteli fino a quando non ci saranno più tumulti od oppressioni e fintanto che non prevalga la giustizia e la fede in Allah».[23]
Il presidente americano Bill Clinton ordinò il congelamento di ogni bene di Bin Lāden in America, ma data la tardiva decisione nulla fu trovato. Contestualmente autorizzò la sua cattura e, se necessario, la sua uccisione, come nel caso del fallito lancio di missili da crociera contro la sua presunta base nell'agosto 1998.[24] Posta sul capo di bin Lāden una taglia di 25 milioni di dollari, per chiunque avesse fornito informazioni alla sua cattura, gli Stati Uniti convinsero nel 1999 le Nazioni Unite a imporre sanzioni contro l'Afghanistan nel tentativo di forzare il regime talebano a estradarlo.
La CIA pagò 140.000 sterline affinché Siddiq Ahmed, agente dei servizi sauditi assoldato dal principe Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz, avvelenasse Bin Laden, ma la spia riuscì solo parzialmente; Bin Laden riuscì per poco a salvarsi, pur rimediando la malattia ai reni di cui ha sofferto fino alla morte.[25]

Attentati terroristici contro gli Stati Uniti d'America 2001

Bin Lāden ha ammesso il suo diretto coinvolgimento negli atti terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 solo tre anni dopo gli episodi, ovvero il 29 ottobre 2004 con un video trasmesso dall'emittente del Qatar, Al Jazeera, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In precedenza non aveva comunque mancato di definire più volte gli Stati Uniti un paese ostile all'Islam e un nemico dichiarato da combattere "con ogni mezzo" in nome della Jihād. Fra le registrazioni video, effettuate presumibilmente in Afghanistan e diffuse nei giorni immediatamente successivi all'11 settembre dall'emittente Al Jazeera, una in particolare aveva mostrato lo stesso Osāma parlare dell'attentato in termini che – secondo gli analisti dei servizi segreti statunitensi – lasciavano pochi dubbi su una sua partecipazione al piano d'attacco.

Localizzazione di Bin Laden

Riproduzione digitale del viso di Bin Lāden prodotta dall'FBI
L'ultima localizzazione di Bin Lāden risale al 2001 nella zona di Kandahar, Afghanistan. Dopo l'attacco dell'11 settembre gli Stati Uniti chiesero al governo dei Talebani l'estradizione di Bin Lāden, senza ottenerla. Questo rifiuto fu uno dei motivi riportati dalle fonti ufficiali statunitensi per il successivo attacco militare all'Afghanistan in cui lo stesso governo talebano fu rovesciato. I tentativi di trovare e catturare Osāma da parte dei contingenti militari americani in azione in Afghanistan non ebbero successo, nonostante massicci attacchi aerei compiuti nell'area di confine tra Afghanistan e Pakistan, in special modo nella zona montuosa ricca di grotte di Tora Bora, nella quale si riteneva che il capo di al-Qāʿida potesse essersi nascosto (qui avvenne la battaglia di Tora Bora). Furono più volte proposte ipotesi che Bin Laden fosse stato ucciso in quei raid o che fosse morto per cause naturali a causa delle sue precarie condizioni di salute. L'ultima testimonianza incontrovertibile della sua presenza risale al 2001.[senza fonte]
Sebbene sia stato ufficialmente ripudiato dalla sua famiglia, si ritiene che continuasse a ricevere da essa sostentamento finanziario.[senza fonte]
Sempre secondo l'FBI, Bin Lāden fu responsabile anche degli attentati compiuti contro le ambasciate degli Stati Uniti a Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya) che causarono la morte di oltre duecento persone,[26] e di altri attacchi terroristici in varie parti del mondo.
Alla vigilia del sesto anniversario dell'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, la CIA rivelò di aver ricevuto un nuovo video di Osāma bin Lāden – con una barba curiosamente nera, dopo che essa aveva mostrato in precedenza un abbondante imbiancamento.[27] Bin Laden nel video cita Sarkozy. Nel video Bin Lāden sarebbe ritratto sullo sfondo e leggerebbe il testamento di uno dei terroristi delle Twin Towers, Walīd al-Shehri.
Il 21 marzo 2008, Bin Laden inviò due audiomessaggi, in uno dei quali minacciava di morte papa Benedetto XVI che venne difeso da Bill Clinton.[28]
Il 28 aprile 2009 comparve la notizia, poi smentita, secondo cui il presidente pachistano Asif Ali Zardari dichiarava che l'intelligence del suo Paese riteneva morto il leader di al-Qāʿida, pur non avendo prove certe della stessa[29].
Il 3 giugno 2009 il canale televisivo Al Jazeera trasmise un messaggio di Bin Laden che metteva in guardia i musulmani e il mondo intero da ciò che è per lui l'"imbroglio Obama", accusando il Presidente degli Stati Uniti di disprezzare, come il suo predecessore George W. Bush, l'Islam[30].
Messaggi audio furono trasmessi via Internet in data 13 e 25 settembre 2009. Nel primo celebrava l'ottavo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001, definendo Barack Obama incapace di fermare i conflitti interni in Iraq e Afghanistan, e facendo un appello al popolo statunitense affinché si liberasse da quella da lui definita "lobby israeliana", contro la quale sono stati ispirati anche gli attacchi del 2001[31]. Nel secondo, Bin Laden fa invece appello alla popolazione europea, condannando l'alleanza NATO nella guerra in Afghanistan e il non rispetto dei diritti umani all'interno del conflitto, ricordando infine gli eventi degli attentati del 7 luglio 2005 a Londra e degli attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid[32].
Il 24 gennaio 2010 rivendicò, in un messaggio audio, un fallito attentato a un aereo negli Stati Uniti il 25 dicembre 2009, chiamando "eroe" l'attentatore; inoltre intimò al presidente Obama di annullare la stretta alleanza statunitense con Israele, esprimendo compassione per le sofferenze che la popolazione subisce nella Striscia di Gaza, perché solo con la fine di questa alleanza e la pace in Palestina, afferma al-Qāʿida, potrà far cessare gli attentati[33].
Il 29 gennaio 2010 Bin Laden rilasciò dichiarazioni poco ortodosse su argomenti differenti rispetto ai precedenti messaggi, tra cui i cambiamenti climatici. Ha accusato gli Stati Uniti di non aver rispettato il protocollo di Kyoto, diventando così, insieme agli altri paesi industrializzati, i maggiori responsabili dell'effetto serra. Inoltre ha parlato di economia; ha affrontato l'argomento della grave crisi economica del 2009, attribuendone la colpa all'economia statunitense, e ha invitato il mondo al boicottaggio dei prodotti statunitensi e del dollaro[34].
Il 25 marzo 2010 Bin Laden ritornò all'uso di un linguaggio duro e minaccioso, in un audiomessaggio diffuso da Al Jazeera, nel quale minacciava, dopo essersi lamentato col popolo americano del proseguimento della Guerra in Afghanistan, di far uccidere qualunque ostaggio statunitense catturato dai suoi affiliati se fossero state condannate a morte le menti degli attentati dell'11 settembre 2001 e i suoi compagni detenuti a Guantanamo.
In data 1 ottobre 2010 fece comparire un messaggio audio sul web dove parlava dei rischi connessi ai cambiamenti climatici e della povertà. Dava inoltre consigli agli agricoltori del Sudan riguardo ai problemi comportati dalla desertificazione, ed espresse il suo cordoglio alle vittime dell'alluvione del 2010 in Pakistan, chiedendo un'azione più incisiva dei governi e criticando la scelta del Pakistan di destinare solo l'1% dei suoi bilanci ai poveri. Ha fatto gli auguri ai musulmani per la fine del Ramadan[35].
Il 21 gennaio 2011 Osama Bin Laden rivolse una dura minaccia alla Francia affermando che se essa non ritirerà i propri soldati l'Afghanistan, gli ostaggi francesi, sequestrati da cellule di al-Qāʿida in Niger, saranno uccisi, per colpa della subalternità di Nicolas Sarkozy agli USA.

La morte

Modello del rifugio dove si nascondeva Osama bin Laden
Il 2 maggio 2011[36], data e ora del Pakistan, le forze statunitensi hanno condotto un'azione ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, presso il rifugio del leader di Al Qaeda, individuato grazie ad un'operazione di intelligence condotta fin dall'agosto dell'anno precedente e lo hanno ucciso in un conflitto a fuoco. Nella notte del 1º maggio 2011, secondo il fuso orario di Washington, il Presidente degli Stati Uniti d'America Obama ne ha annunciato la morte[37].
L'azione militare è stata condotta da una unità dei Navy SEAL.[38] Nell'azione sarebbero morti altri membri del gruppo di comando di Bin Laden, o della sua famiglia.[39].
La scelta di utilizzare l'azione mirata portata in loco dal commando, in luogo del lancio di una bomba convenzionale aviolanciata e guidata ad altissimo potenziale, sarebbe stata presa per limitare morti e distruzioni, dato che nel fabbricato dove era alloggiato Bin Laden risiedevano almeno 20 persone, fra cui alcune donne e bambini.[39]. Le modalità di conduzione dell'operazione hanno tuttavia suscitato anche dure critiche:[40][41][42] l'avvocato e giursita statunitense Alan Dershowitz, per esempio, ha affermato: «l'assassinio di Osama Bin Laden è stato gestito in maniera catastrofica dall'inizio alla fine».[40][42]

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