Anguis fragilis
Rispetto ai loro cugini scinchi tuttavia gli anguidi si sono specializzati ancor di più, rinunciando del tutto a zampe esterne e conservandone solo abbozzi scheletrici. Oltre all'orbettino in Italia troviamo un'altra specie l'Ophisaurus apodus (pseudopo) che in realtà è originaria dell'area balcanica e si rinviene sporadicamente solo ai confini con l'ex Iugoslavia.
A differenza dei serpenti l'orbettino possiede un minor numero di vertebre, l'occhio è dotato di palpebre, la coda può essere autotomizzata e la pelle è "corazzata". Infatti le squame possiedono uno strato osseo che rende questo piccolo rettile piuttosto rigido nei movimenti; l'osteoderma è un adattamento messo in atto dall'orbettino per evitare danni cutanei nelle sue opere di escavazione: mancando di un particolare adattamento allo scavo, infatti, questo anguide si fa strada nel terreno spingendosi avanti con la pura forza delle sue "spire".
Per la sua scarsa necessità di calore l'orbettino ha una latenza invernale piuttosto corta rinvenendosi già all'aperto a marzo e prolungando l'attività fino a novembre. L'accoppiamento, alle nostre latitudini, avviene in genere ad aprile e la gestazione si prolunga per 2-3 mesi, al termine dei quali la femmina partorisce 6-12 piccoli (ovoviviparità). Nelle aree nord europee o sui rilievi, dove la stagione "calda" è breve, la femmina può partorire i piccoli la stagione successiva. I neonati sono lunghi solo 8 cm, ma raddoppieranno la taglia nel corso del primo anno di vita per poi "rallentare" man mano che si avvicinano alla maturità sessuale raggiunta tra il terzo ed i quarto anno (corrispondente ad una taglia di circa 35 cm).
La mia unica esperienza con questo rettile si perde all'alba dei tempi quando i nostri rettili ed anfibi non erano ancora protetti eppure, ironia della sorte, erano incredibilmente più numerosi. Ho allevato un giovane maschio immaturo per tre mesi avendolo trovato per puro caso durante una gita in montagna (viveva a 1200 metri di quota in un boschetto di noccioli). Gli dedicai un piccolo terrario di 40x25x25 cm, privo di illuminazione e riscaldamento; l'arredamento consisteva di 10 cm di terriccio di sottobosco ed una radice. Durante il primo mese in cattività visse permanentemente sotterrato, poi, come per miracolo, cominciò a mostrarsi all'aperto fino a rinunciare del tutto alla sua tana (se non per le legittime pennichelle). Il neo di questa nostra "amicizia" fu l'estrema specializzazione alimentare dell'esemplare che accettava solo lombrichi, ma non i classici "rossi di California" acquistabili ovunque, bensì una ben particolare varietà grossa e rosa chiaro che ero costretto a cercare sotto i sassi ad ogni scampagnata. La cosa era piuttosto logorante: lombrichi di colori o dimensioni inferiori venivano puntualmente ignorati, mentre i grossi "salsicciotti" (che erano lunghi circa 1/3 dell'orbettino) venivano prontamente acchiappati per un'estremità e poi lentamente ingoiati (anche nel giro di 30 minuti!). Per fortuna dopo un simile pasto l'ingordo rettile se ne stava tranquillo a digerire per circa una settimana!
Ho letto che gli orbettini possono essere alimentati con enchitreidi tuttavia non capisco proprio come possano essere utilizzati vermi così piccoli e dieteticamente sbilanciati per lunghi periodi. Boh? L'alternativa sarebbe quella di procurarsi delle piccole lumache senza guscio, preda ideale dell'orbettino, ma la cosa non è sempre facile.
Non ho alcuna esperienza, diretta o indiretta, sulla convivenza di più esemplari e tantomeno sulla riproduzione, gli orbettini che ho rinvenuto in seguito li ho sempre lasciati dov'erano in rispetto della legge e memore delle difficoltà alimentari incontrate col primo esemplare. Se qualcuno di voi ha del materiale per completare questa scheda, e colmare le mie lacune, è il benvenuto!
La mia esperienza con Anguis fragilis
testo e fotografie di Leonardo Ancillotto
Per prima cosa, appena tornato a casa, mi sono riletto l’articolo di Roberto sull’orbettino.
Il mio esemplare aveva una colorazione dorsale bruno-rossiccia, con ventre e fianchi scuri e una linea dorsale nera. Questi ultimi due caratteri lo identificavano al 100% come una femmina adulta.
Roberto riporta che il suo A.fragilis accettava come cibo esclusivamente lombrichi selvatici! Questa cosa mi mise non poco in agitazione: dove potevo mai trovare dei lombrichi mentre a Roma non pioveva da settimane e faceva un caldo atroce!? Pur con questa preoccupazione, feci passare qualche giorno, dopo aver preparato un terrario provvisorio, senza offrire alcun cibo.
Dopo due giorni dalla cattura decisi di provare a nutrirla, ma non ero assolutamente riuscito a trovare alcun lombrico; così, senza tante speranze, introdussi vicino alla sua testa (era sera e quindi era uscita da sotto terra) una tarma della farina che aveva appena compiuto la muta (quindi bianca e morbida): dopo pochi secondi la tarma era nelle fauci dell’orbettina! Da quel giorno ha mangiato di tutto: tarme della farina (anche quelle con il tegumento duro), camole del miele, lombrichi (sia i selvatici che quelli da pesca). Inoltre andava davvero matta per le limacce (ovviamente quelle di piccole dimensioni) che erano il suo cibo preferito.
Curiosamente il primo piccolo è nato la notte del 21 Agosto, mentre gli altri 4 sono stati partoriti la sera del giorno dopo. Lo scarso numero di neonati mi induce a supporre che la mia sia una femmina giovane. Da notare che i piccoli appena espulsi dalla femmina sono avvolti in una specie di placenta che rompono da soli.
Interessante il comportamento dei piccoli: oltre a dimostrare un discreto gregarismo (stanno sempre insieme!), hanno abitudini più fossorie degli adulti e, nei primi giorni di vita, sono molto timidi e spaventabili.
Al quarto giorno di vita i piccoli cominciano a mangiare molto voracemente, ma accettano quasi esclusivamente piccole limacce vive (!!!) disdegnando lombrichi e tarme.
Dopo questo breve periodo di osservazioni, e dopo aver scattato qualche foto, ho liberato l’intera famigliola strisciante nel luogo di cattura.
Con queste mie poche impressioni voglio solamente aggiungere una nota particolare su questa bellissima esperienza che ho avuto con gli orbettini, animali diffusissimi, ma molto poco conosciuti.
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